Storia: dal 1912 al 1945

La fondazione e i primi campionati

All’inizio del Novecento in Piazza d’Armi si inizia a praticare il “giuoco del calcio”, soprattutto per opera di Vincenzo Maccolini, che in giovane età, per motivi di lavoro, si era recato in Inghilterra, tornando poi a Faenza con un pallone di cuoio e divulgando le regole fondamentali di questo sport. Fra i primi allievi di Maccolini spiccano Luigi Perotto e Mario Zappi, che assieme all’attaccante Ivo Fiorentini sono fra i fondatori ed i primi giocatori del Club Atletico calcio.

Dopo la Prima guerra mondiale, nel 1919-20, il Faenza presieduto da Diego Babini si affilia per la prima volta ad un campionato della Figc: la Terza Categoria Emiliana. I giocatori manfredi vestono casacche azzurre con fascia trasversale bianca, calzoncini bianchi e calzettori neri. Compaiono le prime scarpe da calcio, anche se qualcuno utilizza ancora degli scarponi militari. L’ingresso alle partite è libero e durante l’intervallo alcuni giocatori girano con vassoi fra i pubblico per raccogliere le offerte.

Nel 1920-21 il Faenza è terzo in Promozione regionale e l’anno dopo, affidato all’allenatore Gregorio Cantagalli, in Promozione si qualifica per il girone finale regionale, nel quale giunge terzo. Nel maggio 1922 iniziano a farsi pressanti le richieste per un campo sportivo regolare, provvisto di tribune per il pubblico. Il Comune dona alla società il terreno sul quale realizzarlo, in Piazza d’Armi, ma i fondi non ci sono ed il presidente Aldo Pancrazi investe personalmente la favolosa somma di 400mila lire col vincolo trentennale di restituzione da parte del Comune.

Nella stagione successiva Aldo Pancrazi rimpiazza Diego Babini alla presidenza del Faenza, che nella nuova Terza Divisione regionale si classifica al quarto posto. Il 30 settembre 1923 viene inaugurato il nuovo campo di calcio regolamentare: nella gara inaugurale il Faenza impatta 0-0 contro l’Anconitana. Nel 1923-24 il nuovo tecnico Carlo Corna, ex ala sinistra della leggendaria Pro Vercelli, con la quale ha vinto quattro scudetti, conduce la squadra al terzo posto.

L’epopea degli ungheresi

Nell’estate 1924 arriva in riva al Lamone il fuoriclasse ungherese Bela Balassa, che nel ruolo di giocatore ed allenatore trasforma la squadra biancazzurra. Nella Terza Divisione Emiliana 1924-25 il Faenza vince il proprio girone e viene ammessa alle semifinali regionali, dove si impone contro Suzzara e Migliarino, qualificandosi per la finale regionale. Il sogno della promozione si infrange però nello spareggio sul neutro di Bologna contro il Gonzaga, vittorioso per 2-1 dopo i supplementari.

Nell’estate 1925 giunge al Faenza un altro ungherese, Carlo Kelchen, attaccante proveniente dal Vasas Budapest, che nella sua prima stagione fra i biancazzurri segna qualcosa come 54 gol in trenta partite. Ne sigla addirittura nove nella partita vinta contro l’Imolese per 17-0, il risultato più eclatante nella storia dei biancazzurri. Con Kelchen e Balassa i biancazzurri vincono nuovamente il proprio girone di Terza Divisione, venendo ammessi al girone finale interregionale, nel quale terminano terzi. In questa stagione fra i biancazzurri si mette in luce anche Pio Gramigna, che poi giocherà per alcuni anni in Serie B.

Nell’estate 1926 il Faenza viene ammesso per meriti sportivi in Seconda Divisione e si presenta per la prima volta ad un campionato interregionale, contro squadre di blasone come Edera Trieste, Vicenza e Petrarca Padova. In una categoria superiore Kelchen frena un po’ il suo istinto del gol, tuttavia il Faenza chiude ottimamente al quarto posto nel proprio girone, con un undici allenato ancora da Balassa.

L’avvento del fascismo

Nell’estate 1927 il nuovo presidente faentino Guido Baldo Manzoni, collocato dal regime fascista al posto di Aldo Pancrazi, decide di rinunciare agli stranieri Balassa e Kelchen, “accusati” di ricevere compensi troppo alti: 1.500 lire annue per il primo e 1.000 per il secondo. Dunque il Faenza affronta la Seconda Divisione 1927-28 in versione tutta italiana, tuttavia sulla spinta dei gol di Baviera ed Antonio Roversi si piazza secondo e viene promosso in Prima Divisione.

Nel 1928-29 il club del nuovo presidente Ciriaco Morri viene inserito in un girone di Prima Divisione che comprende società di alto livello come Udinese, Spal e Mantova. La squadra torna ad essere affidata ad un tecnico ungherese, Lajos Czeizler, che alcuni decenni dopo diventerà famoso: nel 1953-54 formerà con Schiavio la commissione tecnica della nazionale italiana allenata da Silvio Piola, poi allenerà anche Milan, Fiorentina e Sampdoria. Tuttavia nella società manfreda Czeisler non traccia un’impronta importante: la squadra conclude il campionato a centro-classifica. Nel 1929-30 il Faenza disputa un’altra stagione non entusiasmante in Prima Divisione, salvandosi all’ultima giornata grazie al 4-2 interno contro il Treviso. Giordano Varoli, Antonio Zannoni ed Ilaro Fabbri sono i migliori marcatori della formazione allenata da Czeisler e presieduta da Eugenio Benedetti, che nel frattempo ha rimpiazzato Ciriaco Morri.

Per la Prima Divisione 1930-31 la squadra viene affidata al bolognese Breveglieri. È una stagione deludente, culminata con la penultima posizione in classifica. Le cose migliorano nel 1931-32, quando la squadra affidata al tecnico Mario Zappi, sotto la presidenza di Antonio Borghi, è decima in Prima Divisione. In questa stagione esordisce in maglia biancazzurra il promettente attaccante Giacomino Neri. Nel 1932-33 il Faenza sospende ogni attività federale; la riprende poi nel 1933-34, ripartendo dalla Seconda Divisione, dove si mettono in luce il giovane attaccante Giovanni Ravasi ed il centrocampista Paolo Tabanelli. La formazione manfreda chiude al quinto posto. In seguito arriva un’altra interruzione dai ruoli federali, stavolta più lunga.

Il Faenza durante la guerra

Soltanto nel campionato di Prima Divisione nel 1939-40 si rivede il Faenza, affidato al tecnico Mario Zappi sotto la presidenza di Nando Giacometti. La formazione manfreda, che mette in luce l’attaccante Ettore Bertoni, giunge quinta. Nella Prima Divisione 1940-41 ed in quella successiva il Faenza disputa altre due stagioni modeste, poi nel 1942-43, ormai in piena Seconda guerra mondiale, la squadra viene affidata al tecnico Giovanni Ravasi e la presidenza passa a Vincenzo Tambini. I biancazzurri vincono il loro girone di Prima Divisione ed accedono al girone finale regionale, dove sono superati dal Panigale B. Nel 1944 il Faenza allenato da Ivo Fiorentini si aggiudica il proprio girone del Campionato Regionale ed accede alle semifinali regionali, dove affronta Bologna, Cesena e Forlimpopoli. Contro i forti rossoblu di Biavati e Puricelli, i manfredi rimediano due sconfitte onorevoli: 1-3 in trasferta e 0-2 in casa.