Storia: dal 1970 ad oggi

La Crisi e L’autogestita

Dopo la retrocessione, nel 1970-71 il conte Enrico Zucchini sale alla presidenza del Faenza; il nuovo allenatore è invece Vincenzo Lusa, tecnico delle giovanili. In Promozione la squadra biancazzurra parte bene e si inserisce nelle posizioni di vertice, ma all’inizio del girone di ritorno cinque sconfitte consecutive compromettono la stagione, culminata con un quinto posto finale.

Per il campionato di Promozione 1971-72 la panchina del Faenza viene affidata a Giampaolo Landi. I biancazzurri trovano subito la chimica giusta e, perdendo soltanto una volta nel girone di andata, si portano al vertice della classifica.

Nel 1973-74 il nuovo presidente è il ceramista Goffredo Gaeta, mentre il nuovo tecnico è Giovanni Ragazzini. Il contraccolpo della retrocessione in Promozione si fa sentire e la squadra, senza acuti, si piazza in una modesta decima posizione finale.

Per il campionato di Promozione 1974-75 la crisi societaria che perdura ormai da tempo esplode apertamente. Per qualche settimana sembra addirittura che il Faenza sia costretto a rinunciare a qualsiasi campionato e chiuda i battenti, poi la salvezza societaria arriva attraverso la cosiddetta “autogestita”: la prima squadra si autofinanzia per poter partecipare alla stagione sportiva. In questo delicato periodo alla presidenza del Faenza va Romano Scardovi, mentre la guida tecnica viene affidata al cosentino Camillo Rizzo. Quasi immutata rispetto alla stagione precedente, la squadra raggiunge l’obiettivo della salvezza con qualche giornata di anticipo.

La Promozione

Nel 1975-76 alla presidenza societaria arriva il geometra Pier Domenico Tassinari, mentre in panchina torna Giovanni Ragazzini, la cui avventura in biancazzurro dura però soltanto diciassette giornate, poi viene rimpiazzato da Libero Zattoni. La squadra disputa un campionato di metà classifica, piazzandosi al sesto posto finale.

Nel 1976-77 il Faenza si ripresenta in Promozione condotto nuovamente da Zattoni, che però dopo appena quattro giornate viene sostituito da Giovanni Brunelli. Dopo un avvio di campionato negativo, nel ritorno il Faenza risale la classifica fino al nono posto finale.

Nel torneo di Promozione 1977-1978, la panchina biancazzurra cambia nuovamente padrone e viene consegnata al predappiese Pierluigi Cignani.er il campionato di Promozione 1978-1979 il Faenza cambia ancora una volta allenatore, affidandosi al forlivese Vittorio Zanetti. Per il campionato di Promozione 1980-1981 la presidenza del Faenza passa a Giuseppe Giovanardi, mentre il nuovo allenatore è Oscar Anniballi. Trascinata dall’attaccante cesenate Massimo Ceccarelli, che nel corso della stagione realizza 20 reti, la squadra biancazzurra veleggia nei quartieri medio-alta della classifica, lontana tuttavia dal Ravenna che vince il campionato. Memorabile comunque la vittoria ottenuta sul campo dei giallorossi per 1-2 nel mese di gennaio, con una doppietta di Ceccarelli, ma nell’ultima giornata il Ravenna si vendica ed ottiene la matematica promozione espugnando proprio il “Bruno Neri” per 0-2.

Il successivo campionato 1981-82 è fra i peggiori del Faenza calcio. L’avventura di Leoni sulla panchina manfreda dura soltanto tre giornate, poi viene rimpiazzato da Enzo Bazzocchi, ma anche quest’ultimo, dopo altre diciotto giornate, viene sostituito dal faentino Ezio Gamberi, che riesce a portare in salvo matematicamente la squadra all’ultima giornata, grazie al successo interno per 2-1 contro il Savignano.

Il rilancio con Santarelli

Nella stagione 1982-83 si riparte con una formazione piena di giovani provenienti dal vivaio biancazzurro ed affidata al tecnico Gilberto Alvoni. Stavolta si soffre molto meno: pur priva di attaccanti di spicco, la squadra resta molto più coperta in difesa rispetto all’anno precedente e si rifugia spesso nel pareggio come risultato utile per muovere la classifica: alla fine i pari saranno quindici sulle trenta partite disputate. Il Faenza chiude così il suo decimo campionato consecutivo di Promozione al decimo posto.

Nell’estate 1983 il presidente Giovanardi decide per un nuovo cambio di allenatore ed affida la formazione a Gabriele Lucchi, col quale però il rapporto dura il breve volgere di sette giornate, dopodiché il timone passa ad Attilio Santarelli, l’ex portierone faentino che porta a termine un campionato di centro-classifica. La squadra biancazzurra trova un bomber abbastanza prolifico in Andrea Carli, miglior realizzatore del team con 11 reti. Santarelli riprende in mano il Faenza fin dalla prima giornata nella stagione 1984-85. La squadra segna parecchio (40 reti contro le 27 della precedente stagione), sostenuta in particolare da Carli, che si conferma il miglior cannoniente con 14 gol. Alla fine il Faenza chiude al quinto posto. Il San Marino però è irrangiungibile e ci si deve accontentare del secondo posto nella classifica finale.

I tempi sembrano comunque maturi per un definitivo salvo di qualità e, in effetti, anche nella successiva stagione 1986-87 i faentini navigano a lungo nelle prime posizioni, trovando nel centrocampista Claudio Tamburini un’arma tattica importante ed un buon marcatore al fianco di Scardovi. Affidata al tecnico Gamberi, la squadra disputa in particolare un ottimo girone di ritorno, dove ottiene dieci risultati utili consecutivi ma non riesce a recuperare il terreno perduto dalle prime e chiude al quinto posto, soltanto a sette punti dalla vetta della classifica.

Nell’estate 1987 la proprietà della società passa di mano: il nuovo presidente è Giancarlo Montini, che comunque non stravolge un organico ormai collaudato ma si limita all’ennesimo cambio di allenatore, affidando la squadra all’ex giocatore di serie A Fabrizio Poletti. Con quest’ultimo, però, il rapporto dura solo otto giornate, poi sulla panchina biancazzurra arriva Bruno Boschi. In campionato il trentatreenne Scardovi ha rimasto poche cartucce da spendere e l’attacco di conseguenza ne risente, se si pensa che il miglior realizzatore manfredo risulta nuovamente il centrocampista Tamburini con dieci reti; tuttavia una buona difesa (soltanto 13 reti subite in 30 giornate) garantisce lunghi periodi di imbattibilità e tredici risultati utili consecutivi nel girone di ritorno. Ciò però non basta per vincere il campionato, perché dopo un testa a testa vince per due punti l’Imolese.

L’Interregionale

Nell’estate 1988 la FIGC promuove d’ufficio il Faenza per meriti sportivi nella categoria Interregionale, ovvero l’ex serie D. Si chiude così il lungo periodo di quindici anni trascorsi in Promozione. Il presidente Montini rinforza la squadra con qualche elemento esterno come il difensore Carmelo Granata e l’attaccante Nicolino Di Renzo, affidando il tutto ad Ezio Gamberi, che torna per la terza volta alla guida del Faenza.

Naturalmente l’impatto con la nuova categoria risulta difficile e bisogna aspettare la settima giornata per la prima vittoria. L’arrivo dell’ex professionista Ivo Ballardini consente di sistemare il reparto centrale della formazione manfreda, che lentamente si assesta e si solleva dalle zona basse della classifica, salvandosi con qualche giornata d’anticipo.

Nel 1989-90 Montini chiama l’ex giocatore William Barducci alla conduzione tecnica di una squadra rinforzata con l’attaccante Stefano Garbuglia, che nel corso della stagione sorprenderà per le sue doti di goleador realizzando 18 reti. E così i biancazzurri fanno un altro balzo in avanti, passando dal dodicesimo posto della stagione precedente alla settima posizione, sia pure in larga coabitazione. Sempre con Barducci in panchina, il campionato di Interregionale 1990-91 inizia senza Garbuglia, rimpiazzato comunque piuttosto bene dal talentuoso centrocampista Pasquale d’Orsi e dal giovane bomber Saverio Sacco. Spinto da più punti di riferimento in attacco, il Faenza costruisce una bella stagione di vertice. Russi e San Lazzaro le restano superiori, tuttavia la formazione di Barducci strappa un terzo posto finale, raccogliendo il miglior risultato degli ultimi venti anni.

Le condizioni favorevoli dalla stagione precedente non si verificano però nel campionato 1991-92, quando la presidenza della società biancazzurra passa a Luciano Biolchini e la squadra viene affidata al forlimpopolese Ivano Gavella. Il Faenza naviga a centro-classifica e si piazza all’ottavo posto finale chiudendo con un 5-2 contro il Foligno. Protagonista principale di un’annata abbastanza favorevole è il difensore di fascia Floriano Lasi, faentino di nascita, specialista nelle punizioni sulla tre quarti: è lui il miglior realizzatore della squadra con dieci reti.

L’Interregionale diventa Dilettanti

Nell’estate 1992 cambia la denominazione del campionato Interregionale, che diventa Dilettanti, ma la sostanza è la stessa: si tratta della “quinta serie” dopo le quattro categorie professionistiche (serie A, B, C1 e C2). Il Faenza, affidato di nuovo a mister Gavella, si rinforza con gli attaccanti Massimo Iacoviello e Marco Protti, una coppia che garantisce una decina di reti in più rispetto alla stagione precedente. La squadra è spesso pimpante sul campo amico del “Bruno Neri”, dove rifila fra l’altro un 4-0 alla Vadese ed un 6-0 al Montegranaro, ma le sei sconfitte subite in trasferta la costringono ad abbandonare presto i sogni di gloria e ad accomodarsi in una posizione di centro-classifica.

Nel 1993-94 Biolchini e Gavella decidono di rischiare un po’, ringiovanendo la “rosa” della prima squadra con alcuni elementi provenienti dal settore giovanile, ma i fatti danno poi ragione alla società. E infatti esce alla ribalta il centrocampista ventenne Francesco Clementini, autore di dodici reti nella stagione che riporta il Faenza ai vertici, fino al terzo posto finale alle spalle di Vis Pesaro e Fermana. Dopo tre anni, il rapporto con Gavella sembra giunto all’epilogo e nell’estate 1994 la squadra manfreda è data in consegna a Levine Giunchi, ma dopo appena sei giornate del campionato successivo, visti gli scarsi risultati (tre pareggi e tre sconfitte), il tecnico di Forlimpopoli viene velocemente richiamato alla guida del team. Gavella riassetta la situazione ed il Faenza risale poi la classifica, sfruttando soprattutto le quindici reti di uno Iacoviello in gran spolvero: il quarto posto finale è tutto sommato un egregio piazzamento.

Alla vigilia del campionato Dilettanti 1995-96 il presidente Biolchini affida la guida della formazione a Luigi Bizzotto, un ex centrocampista che appende le scarpette al chiodo e passa in panchina. Con Bizzotto continua la “linea verde” così bene impostata da Gavella nelle stagioni precedenti. Il Faenza risulta equilibrato in tutti i reparti, non offre particolari sussulti verso l’alto ma nemmeno repentine cadute verso il basso, concludendo la stagione con nove vittorie, altrettante sconfitte e ben sedici pareggi.

Nel 1996-97 emerge l’attaccante Cristian Protti, ma la squadra parte stentando e dopo poche giornate al posto del tecnico Bizzotto torna Gavella, per la terza a volta sulla panchina manfreda. Verso la fine della stagione, con la squadra ormai tranquilla e lontana da problemi di retrocessione, Biolchini lascia la presidenza a Giancarlo Minardi, il patron del team di Formula Uno, che corona così una sua vecchia passione. I risultati non tardano ad arrivare.

Nel 1997-98 la squadra viene affidata al confermato Gavella e rinforzata a centrocampo con l’arrivo del talentuoso Alessandro Carta. Con la definitiva esplosione di Protti affiancato da Carta (26 reti in due), il Faenza vola fin dall’inizio ai vertici della classifica, sostenuto anche da una difesa granitica che concede poco agli avversari. Per la formazione biancazzurra il girone di andata diventa un’entusiasmante cavalcata fatta di diciotto risultati utili consecutivi, che le consentono di prendere qualche punto di vantaggio in classifica sulle dirette rivali. Qualche scivolone nel girone di ritorno non compromette la situazione ed alla fine il Faenza vince il proprio girone del campionato Dilettanti con otto punti di vantaggio sul Caerano.

È la prima storica promozione in serie C2, fra i professionisti.

L’avventura in Serie C2

Dopo i necessari lavori estivi di adeguamento del “Bruno Neri” per regolamentarlo ad un campionato professionistico, nel 1998-99 il Faenza esordisce in serie C2 nel girone B.

Il presidente Minardi rinforza il team biancazzurro anche con un nome di richiamo come l’ex attaccante parmense Marco Osio, detto “il sindaco”, che in attacco va a dar manforte al confermato Protti. Il salto di categoria pesa parecchio e la formazione allenata da Gavella stenta fino all’ultima giornata per evitare i playout, ma alla fine ci riesce, pareggiando 0-0 in casa contro la Vis Pesaro.

Nella stagione successiva Gavella viene rimpiazzato da Carlo Regno, ma la sostanza non cambia: la salvezza è raggiunta con qualche patema, però con merito. A mettersi in luce sono soprattutto il difensore Antonio Cavina e l’attaccante Alberto Villa, figlia del “mitico” Villa, ex giocatore del Bologna.

Nel 2001-01 è ancora Regno al timone di una formazione che stavolta si salva soltanto ai playout, contro la Maceratese, pareggiando 1-1 sul campo dei marchigiani ed imponendosi poi al “Bruno Neri” per 4-0. Protagonista dell’attacco biancazzurro è Sergio Floccari: per lui la stagione faentina risulta un trampolino di lancio, tanto che cinque anni dopo arriverà in serie A.

Nel 2001-02 il Faenza si presenta per la quarta volta consecutiva ai nastri di partenza della serie C2. La squadra affidata ancora a Regno non sembra inferiore all’anno precedente, però stavolta le cose vanno diversamente: nei playout contro il Sassuolo, dopo uno 0-0 in trasferta, i biancazzurri perdono 0-1 al “Bruno Neri” e retrocedono.

Di nuovo spazio ai faentini

Si ricomincia quindi dalla serie D nel 2002-03, con un budget sensibilmente ridotto. La squadra affidata al nuovo tecnico Luigi Ciarlantini è abbastanza rivoluzionata dall’inserimento di molti giovani faentini.

Si disputa un discreto campionato di centro-classifica, sottolineato dall’emergere di alcune buone individualità del vivaio locale, come Mauro Neri, Andrea Lagorio e Francesco Ricci. Ma nel 2003-04 la squadra arriva ultima e retrocede in Eccellenza regionale, subendo il secondo declassamento nell’arco di tre anni. Il tecnico siciliano Andrea Lombardo viene chiamato alla guida del Faenza nel 2004-05, per un campionato di transizione che si conclude a metà classifica e con qualche occasionale soddisfazione, come il successo interno contro i “Campioni” del Cervia. Nel finale del campionato arriva l’esonero di Lombardo, sostituito dall’uruguaiano Rafael Carbajal. Al mister sudamericano viene nuovamente affidata la squadra nel 2005-06, ma a stagione in corso viene esonerato e rimpiazzato dal faentino Maurizio Giordani.

Quest’ultimo conduce il Faenza al quarto posto nell’Eccellenza 2006-07.

L’anno seguente ancora un cambio in panchina, con Pietro Assennato che ottiene una salvezza sofferta. Dall’estate 2008 il Faenza Calcio è ufficialmente gestito dal Pool Calcio Faenza, composto da Dinamo Faenza, Virtus Faenza e Polisportiva San Rocco Faenza, il cui amministratore delegato è Angelo Goldoni. Ad allenarlo è tornato Giordani.